Uso privatistico del mezzo poetico 30 ottobre 2008
Posted by chiaradavinci in egolalia.trackback
La poesia non è di chi la scrive, ma di chi la usa:
Nirgendwo ein weißes,
unbeschriebenes Blatt.
La uso perché me lo ripeto da mesi, e non riesco a togliermeli dalla testa, certi fogli rimasti bianchi.
Ringrazio chi l’ha usata prima di me, chi l’ha scritta, chi vorrà usarla e spero che il magone non passi mai.
Nirgendwo ein sauberer,
unbesetzter Tisch.
(noch keine ähnliche,
flache Oberfläche)
precisazione:
La poesia non è di chi la scrive, ma di chi *gli serve*.
cambio di verbo necessario a spazzare via qualsiasi uso frivolo e/o voluttuario del mezzo poetico.
[detto da una che ieri si è sentita chiamare bonariamente “maestrina dalla penna rossa” dal suo capo. ma forse non c’entra, forse è semplicemente ‘O Massimo da lassù, sottobraccio (immagino) a Elisabetta, che m’impone di rettificare almeno questo, visto che il resto è così difficile da correggere.]
OT È un po’ di giorni che non ti vedo su Skype. Non che io ci sia spesso, ve’.
Farouche, la vera maestrina ha scritto prima di te (mi ha rimproverato perché sono disordinata). Mi cospargo il capo di cenere e accendo due ceri alla prima Madonna che ride, credi che basti come penitenza?